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Le donne nel Black Panther Party (parte 2)

Ashley Farmer, Mary Phillips, Robyn C. Spencer

Traduciamo un testo di Leela Yellesetty e la sua intervista alle attiviste e ricercatrici statunitensi nere Ashley Farmer, Mary Phillips, Robyn C. Spencer sul ruolo storico delle donne nel movimento di liberazione afroamericana e in particolare nel Black Panther Party pubblicato nel settembre del 2021 sulla International Socialist Review. La prima parte introduttiva è pubblicata qui.

Nella seconda parte le tre ricercatrici approfondiscono l’intersezione tra la lotta contro l’oppressione di genere, quella antirazzista e la lotta politica contro l’intero sistema di sfruttamento sulla base di un minuzioso lavoro di archivio e interviste condotte con le protagoniste del movimento dell’epoca.

Le donne intervistate fanno parte dello Intersectional Black Panther History Project (IPHP), un progetto che dà un’importanza centrale al ruolo delle delle donne del BPP attraverso il racconto delle loro storie e la pubblicazione dei loro scritti.

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Nella testa di molti, il Black Panther Party evoca l’immagine di uomini neri armati e machisti. Allo stesso modo, molti scritti sul partito si concentrano sul ruolo di alcuni importanti leader maschi. Eppure, nel momento più importante del partito, le donne costituivano quasi due terzi dei suoi membri. Perché le donne sono spesso assenti nella memoria popolare del partito?

MP: Credo che abbia molto a che fare con il potere del patriarcato. Il patriarcato e il sessismo del nostro Paese influiscono fortemente l’immagine che abbiamo del mondo. Spesso l’eredità delle donne è assente, il loro contributo si perde e la narrazione dominante è incentrata sugli uomini. Ma se guardiamo al BPP, gran parte del lavoro è dovuto all’instancabile attivismo delle donne. Le donne erano attive in ogni aspetto della leadership, su tutti i livelli. Sono state fondamentali per il funzionamento del BPP. Hanno tenuto il motore acceso fin quando l’organizzazione esisteva. Le donne occupavano praticamente ogni posizione nel BPP. Erano artiste, poetesse, scrittrici, organizzatrici e teoriche, etc. Erano protagoniste.

Per comprendere le esperienze delle donne nel BPP c’è ancora tanto da fare, perché molte delle loro storie non sono ancora state documentate. È necessario un grande lavoro di oral history e di lettura di documenti d’archivio. L’eredità delle donne è presente in tutti gli archivi, perché le loro mani erano presenti in tutti gli ambiti dell’attività del partito. Dobbiamo cercare l’attivismo delle donne nei luoghi non tradizionali perché le donne non hanno sempre avuto il lusso di mettere per iscritto le loro esperienze.

AF: Credo che questo accada per diverse ragioni. In primo luogo, la propaganda e le immagini diffuse dal partito sin dall’inizio sono state prevalentemente maschili e queste immagini, in particolare gli uomini con i baschi neri, giacche di pelle nera, occhiali da sole, sono rimaste impresse nella mente delle persone. In secondo luogo, in genere le Pantere Nere più famose sono stati i prigionieri politici, cioè Huey Newton, Eldridge Cleaver, Bobby Seale. Certo, anche donne come Ericka Huggins sono state in prigione per ragioni politiche, ma poiché la notorietà dei tre uomini era enorme, sono loro i principali nomi che ci vengono in mente quando si pensa al partito.

Infine, credo che sia a causa del modo in cui gli studiosi scrivono del BPP e di quel periodo storico. Quando gli storici esaminano un gruppo o un periodo, di solito si concentrano sui fondatori e sulla leadership. A causa del sessismo degli anni Sessanta (che esiste ancora oggi) gli studiosi difficilmente troveranno delle donne in questi ambiti. Di conseguenza, le donne sono oscurate nella documentazione scientifica e questo si ripercuote sulla memoria popolare.

RS: Nonostante i recenti studi sulle donne e il Black Power, gli eventi commemorativi (libri, saggi, discorsi) per il cinquantesimo anniversario del BPP nel 2016 che hanno messo al centro le donne e la continua presenza pubblica di donne del BPP come Kathleen Cleaver, Ericka Huggins, Charlotte Hill O’Neal, Judy Juanita e altre che condividono la loro storia, la percezione pubblica del BPP continua a ruotare intorno a leader carismatici maschi.

Quando la verità e la percezione variano così tanto, la colpa è da cercare nell’ideologia. In questo caso, il sistema di credenze e valori – gli uomini guidano e le donne seguono, gli uomini teorizzano mentre le donne agiscono, gli uomini forti ed eroici proteggono militarmente mentre le donne deboli hanno bisogno di protezione – è un paraocchi che minimizza il contributo che le donne del BPP hanno dato a tutto il movimento di liberazione delle persone nere. Mettere costantemente in evidenza il coinvolgimento delle donne nere nel BPP come leader, teoriche, mobilitatrici e forti sostenitrici di tutto, dall’autodifesa all’empowerment della comunità, ha un grande potenziale trasgressivo. Può sembrare una battaglia persa perché mette in questione modi di pensare profondamente radicati, ma proprio nell’attuale contesto storico e con l’amministrazione Trump [2017-2021, ndt] è fondamentale fare questo sforzo.

Come si inserisce, storicamente, la leadership delle donne nel BPP in un modello più ampio di leadership femminile nel movimento per la libertà delle persone nere?

RS: Le donne del BPP stavano sulle spalle delle donne di molti movimenti per la libertà del passato. Le studiose e gli studiosi possono guardare indietro e tracciare le connessioni tra leader come Fannie Lou Hamer ed Ella Baker dello Student Nonviolent Coordinating Committee e le donne delle Pantere Nere. Se si chiedesse alle donne del BPP a chi si sono ispirate, probabilmente menzionerebbero esempi di leadership di movimenti locali, delle istituzioni della comunità e della loro stessa famiglia; questo legame rafforza l’idea che il genere non era un ostacolo a una leadership vociante e visionaria. È importante notare che le donne del BPP si sono anche ispirate a Malcolm X, Robert Williams e ad altri uomini, oltre che alle guerrigliere delle lotte di liberazione vietnamita e algerina. E in alcuni casi, se non esisteva un “modello”, dovettero letteralmente inventare sé stesse. Quando nel 1967 l’adolescente Tarika Lewis entrò nell’ufficio delle Pantere Nere a Oakland e chiese se le donne potessero aderire, stava coraggiosamente rivendicando la propria appartenenza e aprendo una porta che molte altre avrebbero attraversato.

Perché le donne si unirono al BPP? Le loro ragioni erano diverse da quelle degli uomini? Che tipo di ruoli svolgevano le donne nel partito e come sono cambiati nel tempo?

AF: Le donne si sono unite al partito per molte ragioni diverse. Alcune si sono iscritte perché hanno trovato un gruppo in grado di intraprendere azioni chiare a sostegno della comunità nera e di combattere i problemi più urgenti: organizzare le vittime della violenza delle armi, dare da mangiare ai bambini attraverso il programma di colazione gratuita, formare solidarietà con altri gruppi della comunità. Altre hanno aderito perché amiche/amici e parenti facevano parte del partito. Alcune donne mi hanno raccontato di essersi iscritte perché erano attratte dall’ideologia politica del BPP. Alla nascita delle Pantere Nere, il partito faceva parte delle correnti del nazionalismo nero e sposava un’ideologia separatista e centrata sulle persone nere. Questo ha attratto alcune donne durante l’apice del movimento Black Power. Mentre il gruppo si evolveva, iniziarono a stringere legami con altre comunità di minoranze e con altre categorie di persone oppresse. Alcune donne, in particolare quelle che si sono unite un po’ più tardi, forse intorno al ’69-’71, erano espressamente interessate a questo tipo di politica di costruzione di coalizioni.

Una volta entrate nel partito, hanno partecipato a tutti gli aspetti della sua vita. Erano artiste e scrittrici per il giornale. Le donne aiutavano anche a produrre il giornale, che si può dire fosse uno degli aspetti più influenti del partito, soprattutto perché veniva letto e venduto in tutto il mondo. Erano anche responsabili di diverse sezioni. Alcune donne erano responsabili dei territori, cioè lavoravano con un gruppo di militanti del BPP per organizzare la comunità. Alcune sono state fondatrici o leader di sezioni. Altre, come Audrea Jones, che ha iniziato a Boston e si è poi trasferita a Oakland, hanno contribuito alla costruzione delle cliniche mediche gratuite del BPP. Con lo sviluppo dell’organizzazione, le donne assunsero quelli che molti considerano ruoli di leadership più tradizionali, diventando anche membri del Comitato centrale del partito. Negli anni Settanta, donne come Elaine Brown, Ericka Huggins e JoNina Abron diressero il partito, i suoi programmi e il suo giornale. È qui che il partito si discosta da altri gruppi del movimento: avere così tante donne in posizioni di leadership all’indomani della fondazione dell’organizzazione è stato un elemento che l’ha differenziata da altre organizzazioni.

MP: Le donne, proprio come gli uomini, si sono unite al BPP per tante ragioni diverse. Alcune donne mi hanno raccontato di aver vissuto la discriminazione razziale e il terrore del Ku Klux Klan negli anni della loro formazione. Altre cercavano un modo pratico per impegnarsi nel movimento. Ericka Huggins parla della sua partecipazione alla Marcia su Washington1 quando aveva quattordici anni come di un punto di svolta nella sua vita. Alla marcia decise che avrebbe servito la sua comunità per il resto della sua vita. Quattro anni dopo si unì alle Pantere Nere e le fu chiesto di vendere il giornale, pulire l’ufficio, battere a macchina e rispondere al telefono. Ricordo che mi fece notare che al suo amante di allora, John Huggins, era stato chiesto di fare le stesse identiche cose. Le fu anche chiesto di rimanere sveglia tutta la notte e fare la guardia all’ufficio del BPP a causa della sorveglianza della polizia.

Alcune donne hanno raccontato in prima persona come le Pantere Nere servissero la comunità. Erano molto in vista ed erano consapevoli del ruolo dei mass media. Ricordo di aver parlato delle Pantere Nere con un membro della comunità di Detroit che mi spiegò la loro visibilità e quanto i loro programmi per la comunità abbiano avuto un impatto diretto sulla sua vita. Per altri c’era l’eredità di un attivismo politico nella loro famiglia e volevano dare continuità a questa tradizione. In termini di ruoli femminili, come ho già detto, le donne erano organizzatrici, oratrici, strateghe, teoriche, artiste, etc. Non c’era una posizione nel BPP che le donne non ricoprissero. Ci sono uomini nel BPP che riconoscono alle donne le loro conoscenze e capacità. Alcuni parlano di sorelle in grado di decostruire e spiegare concetti teorici complessi.

RS: Le donne hanno coperto diversi ruoli nel BPP e servito a tutti i livelli, anche quelli più alti, come per esempio la leadership in azione in posizioni di autorità all’interno della struttura organizzativa, che di fatto corrispondeva a una posizione di responsabilità e direzione d’ufficio. Hanno inoltre svolto un ruolo importante come portavoce dell’organizzazione. In alcune sezioni erano il suo volto pubblico. Kathleen Cleaver scriveva comunicati stampa e teneva conferenze stampa. Durante la sua militanza nell’organizzazione era molto visibile come segretaria della Comunicazione del BPP. Negli anni Settanta, a Oakland, le donne ricoprivano ruoli sempre più visibili nel Comitato centrale.

Ci potete fornire un quadro delle dinamiche di genere all’interno del BPP e di come queste riflettevano e, allo stesso tempo, sfidavano le narrazioni dominanti all’epoca? In particolare, qual è stato l’impatto del Rapporto Moynihan2 sull’opinione più diffusa sulla famiglia afroamericana e sul BPP?

MP: La gender politics non era uguale in tutti i rami e le sezioni del BPP. Sebbene ci fossero alcune sezioni dove la discriminazione di genere non esisteva, sappiamo che la misoginia e il sessismo erano presenti nell’organizzazione. È possibile seguire le discussioni sulle politiche di genere nel giornale del BPP. Il giornale si occupava di queste questioni interne e dava spazio alle voci delle donne. Ripercorrendo gli articoli di giornale si può vedere come la politica di genere è evoluta nell’organizzazione.

Il Rapporto Moynihan era pericoloso perché carico di stereotipi sulle donne nere. È un rapporto patriarcale e profondamente sessista che perpetua la tesi del matriarcato e attribuisce alle donne nere la colpa della disgregazione della famiglia. È diventato il fulcro dei dibattiti nazionali sulle famiglie nere e sulle relazioni di genere e ha favorito l’approfondimento di divisioni sociali. Ha avuto un impatto profondo sulle politiche sociali e sulle strutture di welfare ed è stato utilizzato a discapito delle famiglie nere. Ancora oggi viviamo le conseguenze negative di quel rapporto, i cui effetti sono stati devastanti.

AF: Descriverei la gender politics del BPP ricco di sfumature e dinamica, sicuramente molto più di quanto molti credevano fino a poco tempo fa. Alcune donne hanno vissuto il BPP come un’organizzazione incredibilmente sessista. Altre hanno confermato che il sessismo e i ruoli di genere tradizionali esistevano all’interno del gruppo come ovunque, e che il BPP non era peggiore di altre organizzazioni. Anzi, apprezzavano il fatto che all’interno del partito i membri almeno parlassero dei ruoli, del sessismo e dell’organizzazione. Altre donne invece raccontano come ci fosse poco sessismo o enfasi sui ruoli di genere tradizionali. Sai, quando ci si trova in una trincea, che si tratti di servire la comunità o di essere coinvolti in una sparatoria con la polizia, non importa se si è uomini o donne. Si cercava solo di sopravvivere e di portare a termine i propri compiti.

Nel BPP quindi c’erano davvero tutte le posizioni. Tuttavia, si tratta di un’organizzazione che stava affrontando questi problemi sia internamente che esternamente. Il rapporto Moynihan ha rimesso al centro la necessità di questi dibattiti. Uomini e donne del partito stavano già discutendo sul loro ruolo nella liberazione delle persone nere. Tuttavia, il fatto che alcuni uomini neri abbiano assunto la retorica del rapporto e cercato di usarla per giustificare l’emarginazione delle donne nere ha rimesso al centro i dibattiti sui ruoli di genere.

Molti dei vostri scritti parlano di come la vita in un’organizzazione rivoluzionaria – e la sua presenza nella comunità più ampia – abbia trasformato gli atteggiamenti tradizionali legati ai ruoli di genere sia degli uomini che delle donne. Potete fare qualche esempio di come ciò avveniva?

RS: Per le donne e gli uomini che entravano nell’organizzazione, l’adesione era un impegno totalizzante. Il BPP era una cerchia di associati uniti da idee politiche condivise. Le Pantere Nere leggevano insieme, spesso vivevano insieme e passavano ore interminabili a discutere dei loro obiettivi politici o a svolgere le attività politiche. L’organizzazione era anche uno spazio sociale in cui i giovani facevano quello che fanno i giovani: si divertivano con la musica, costruivano amicizie e intraprendevano relazioni sentimentali. I ruoli e le aspettative di genere spesso modellavano queste interazioni. Poiché le Pantere Nere analizzavano le strutture di dominio nella società ed erano determinate a non replicarle all’interno dell’organizzazione, la loro retorica ufficiale rifiutava la supremazia maschile, il sessismo, il classismo e persino l’omofobia in alcuni momenti della loro storia. I risultati non sono stati uniformi, ma la presenza di un linguaggio ufficiale sull’uguaglianza di genere è stato come un arma in mano alle donne e agli uomini volta a promuovere un’agenda più progressista.

AF: Uno degli obiettivi centrali del BPP era quello di capire come immaginare e realizzare un mondo nuovo e più giusto per le persone oppresse. Analizzando le loro comunità, si resero conto che uno dei principali modi di lotta delle donne nere era contro i ruoli e le aspettative di genere tradizionali. Per esempio, tradizionalmente le donne rimanevano a casa mentre gli uomini lavoravano. Le Pantere Nere interpretavano le idee tradizionali sulla cura dei figli e sull’educazione dei genitori come una manifestazione dei ruoli di genere borghesi e del tipo di strutture capitalistiche contro cui stavano combattendo in altri ambiti. Di conseguenza, iniziarono a sperimentare alloggi e servizi per l’infanzia collettivi, in cui tutti i membri assumevano un ruolo attivo nella cura dei bambini della loro comunità. Questa volontà di vivere e organizzarsi al di fuori dei tradizionali ruoli fungevano da esempi alla comunità. Un altro esempio è la leadership femminile all’interno dell’organizzazione. Il fatto che così tante donne ricoprissero ruoli molto visibili e influenti all’interno del gruppo ha messo in discussione le idee contemporanee sul “posto” della donna nella rivoluzione.

MP: Nei miei testi parlo del lavoro quotidiano delle donne nel BPP. Parlo delle loro idee sul genere e sul femminismo per rendere la complessità della narrazione. Ericka Huggins, l’attivista sociale di cui sto scrivendo, aveva una mentalità femminista e profondamente spirituale. Discuto le sue teorie sul genere e sul femminismo. Sostengo che l’incarcerazione di Ericka ha trasformato gli atteggiamenti tradizionali riguardo ai generi. I membri del BPP, compresi gli uomini, hanno potuto assistere direttamente ai modi in cui le donne sono state vittime dalla violenza di Stato. La sua incarcerazione ha favorito politiche di genere progressiste all’interno dell’organizzazione. Poi c’è Kathleen Cleaver, la mente del movimento Free Huey. Ma ci sono innumerevoli donne che hanno plasmato il BPP in modi molto significativi.

Che ruolo ha avuto la repressione dello Stato nello spingere la leadership femminile in prima linea del partito?

RS: Le Pantere Nere affrontarono una campagna organizzata di repressione politica da parte dello Stato a livello locale, statale e federale. Furono coinvolte nella campagna CoIntelPro3 dell’FBI, fatta di molestie, arresti fasulli, irruzioni negli uffici, intercettazioni, lettere false e propaganda negativa. La leadership maschile tradizionale era la più leggibile per l’FBI e, sebbene anche le donne fossero percepite come una minaccia visto tutto ciò che facevano – dal lavoro nella comunità alla difesa personale – e sebbene anche loro soffrissero in molti modi gli interventi dell’FBI, furono soprattutto gli uomini ad essere arrestati. Le donne erano la spina dorsale che ha permesso all’organizzazione di funzionare anche in quella situazione. Sono state le loro capacità organizzative, la loro perseveranza e il loro sacrificio a permettere all’organizzazione di sopravvivere.

AF: La repressione statale ha giocato un ruolo molto importante. L’ottica patriarcale di programmi come il CoIntelPro implicava che l’FBI, la CIA e le agenzie statali prendessero di mira gli uomini neri. Credevano che se avessero tagliato fuori la leadership maschile avrebbero potuto minare l’intera organizzazione. Questo approccio ha fatto fuori una parte della leadership maschile, il che è stato dannoso per il partito. Tuttavia, ha anche aperto gli spazi per le donne nere che hanno potuto assumere dei ruoli di leadership ed evolversi. Penso però sia importante ricordare che lo Stato ha preso di mira anche le donne nere. Quando lo Stato ha condotto sparatorie o arresti diffusi, non le ha risparmiate in nessun modo. Per anni lo Stato ha anche sorvegliato le donne nere e le loro famiglie. Noi, come comunità scientifica, non abbiamo ancora sufficientemente esplorato questo aspetto della storia delle Pantere Nere, compresa tutta la repressione psicologica e fisica subita dalle donne del partito.

Che ruolo hanno avuto i programmi a favore della comunità nell’elevare le donne in posizioni di leadership nel partito?

MP: I programmi a favore della comunità furono essenzialmente il cuore pulsante del BPP. Le donne erano in prima linea nei programmi di sussistenza, si assicuravano che le operazioni si svolgessero senza intoppi. Le Pantere Nere fornivano risorse e beni di prima necessità alla comunità attraverso questi programmi. Povertà, razzismo e pratiche discriminatorie creavano barriere strutturali per le comunità nere in tutto il Paese. Le Pantere Nere proteggevano la comunità, il che significava creare istituzioni parallele per garantire che le comunità emarginate sopravvivessero e prosperassero.

AF: Le donne gestivano i programmi a favore della comunità sia a livello locale che nazionale. Erano in gran parte responsabili delle attività amministrative quotidiane, della collaborazione con altre organizzazioni all’interno della comunità per sostenere i programmi e del collegamento dei programmi alla più generale ideologia politica delle Pantere Nere attraverso opere d’arte e articoli sul giornale del BPP. I programmi di sopravvivenza sono stati anche uno dei modi principali con cui la comunità interagiva con il partito. Quando i membri della comunità vedevano le donne gestire con sicurezza questi programmi, rafforzavano il loro sostegno alla leadership femminile in altri settori.

RS: Quando le Pantere Nere di Oakland centralizzarono i programmi di sopravvivenza come elemento chiave del loro lavoro politico, donne e uomini dell’organizzazione si fecero avanti per gestire e dare una mano nei programmi gratuiti di sviluppo della comunità. Tenevano lezioni a scuola, si occupavano delle cliniche gratuite, coordinavano la distribuzione di cibo e vestiti e accompagnavano gli anziani in banca all’inizio del mese. Queste esperienze sono state particolarmente significative per le donne delle Pantere Nere, perché hanno permesso loro di tematizzare il problema dell’assistenza all’infanzia, del controllo delle nascite e dell’istruzione per la comunità e per loro stesse come membri e all’interno dell’organizzazione. Erano temi anche nel più ampio movimento femminista e, sebbene le donne del BPP talvolta si distanziassero dal movimento, facevano parte delle stesse correnti politiche e degli stessi dibattiti sui ruoli di genere, sul sesso e sulla sessualità delle donne che si identificavano esplicitamente come femministe nere.

All’epoca dell’ascesa del BPP, abbiamo assistito anche all’ascesa dei movimenti di liberazione delle donne e delle femministe nere, spesso in risposta al sessismo dilagante nei movimenti. D’altra parte, molte donne nere (più di quante si unirono ai gruppi femministi neri dell’epoca) scelsero di rimanere all’interno di gruppi come le Pantere Nere, nonostante il sessismo che potevano incontrare. Secondo voi perché fu così?

MP: Alcune donne hanno scelto di affrontare il sessismo e lavorare fianco a fianco coi loro fratelli. C’è una lunga tradizione di donne nere che entrano a far parte dell’organizzazione e ci rimangono fino alla fine: aderiamo, combattiamo le battaglie a fianco dei nostri fratelli e affrontiamo le nostre differenze per superarle.

AF: Per ogni donna, il sessismo ha un aspetto specifico e una sensazione diversa. Alcune donne hanno completamente perso interesse davanti all’iniziale approvazione data dalle Pantere Nere alla spavalderia dei maschi neri e ai ruoli di genere tradizionali. Altre trovavano che il sessismo del partito non fosse in realtà diverso da quello che già sperimentavano nella vita, ma almeno l’organizzazione offriva un modo per sfidare queste idee facendo al contempo un importante lavoro nella comunità. Nel 1970, per esempio, Huey Newton dichiarò apertamente di sostenere i diritti delle donne. Altri, come Eldridge Cleaver, fecero marcia indietro sulle loro dichiarazioni sessiste e scrissero a favore dell’equo trattamento delle donne. Ora, il fatto che abbiano ripudiato il sessismo non significa che sia stato sradicato all’interno del partito. Ma stavano cercando di avanzare verso l’uguaglianza. Per alcune donne questo era incoraggiante.

RS: Le donne nel BPP hanno fatto esperienze di sessismo. I loro scritti lo dimostrano, le loro testimonianze orali ne sono la prova. Ma hanno anche introdotto l’uguaglianza di genere nelle discussioni e nei dibattiti organizzativi, a volte con l’aiuto di alleati maschi, più e più volte. Il sessismo è stato un vincolo per il loro attivismo e ha ostacolato il pieno potenziale dell’organizzazione. Questo aspetto deve essere esaminato da chiunque sia impegnato nella politica di liberazione e cerchi risposte nella storia. Le donne del BPP si sono impegnate in un calcolo complicato. Capirono che il sessismo all’interno dell’organizzazione era una manifestazione del sessismo nella più ampia società statunitense. Sapevano che anche altre organizzazioni, come gli Young Lords4, l’American Indian Movement5 e gli Students for a Democratic Society6, stavano affrontando tensioni e conflitti interni legati alle questioni di genere.

Probabilmente credevano che la lotta di genere le avrebbe trovate ovunque avessero scelto di mettere i loro paletti politici. Si sono impegnate nelle Pantere Nere non perché fossero cieche o ingenue, ma perché vedevano un potenziale di trasformazione, vedevano donne che avevano voce e visibilità e trovavano sostegno per la lotta contro l’imperialismo e il capitalismo. Non erano solite descriversi usando il termine “femministe”, ma le loro azioni e il loro lascito fanno parte della più ampia tradizione del Black feminism. Il movimento delle donne – che a sua volta era scosso da dibattiti sul razzismo e la supremazia bianca – per molte donne del BPP non sembrava essere un rifugio sicuro. Si trattava semplicemente di un altro luogo di lotta che comportava una serie di umilianti sacrifici e opportunità di liberazione.

Mary Phillips e altre hanno usato l’espressione “Black Power Feminism” per descrivere il femminismo delle donne nel BPP. In che cosa si differenziava da altre forme di femminismo? Perché molte donne del BPP rifiutavano di descriversi come femministe?

MP: Per me il termine Black Power Feminism si riferisce a una teoria che riflette l’autodeterminazione e il protagonismo e pone il genere al centro dell’analisi. Si differenzia da altri femminismi perché come teoria si basa sui principi del Black Power. Per quanto riguarda il perché alcune donne del BPP non si identificavano come femministe, penso che sia legato al fatto che non sentivano che il termine si applicasse a loro o alle loro realtà. Il femminismo era un termine associato alle donne bianche e ai loro bisogni. Molte di loro chiedevano che le femministe bianche ampliassero il loro programma per includere i bisogni delle donne nere e di altre minoranze. Le donne nere in generale non riconoscevano sé stesse o le loro principali preoccupazioni nel movimento, così crearono le proprie organizzazioni femministe che parlavano direttamente ai loro bisogni. Alcune esponenti delle Pantere Nere credevano nella politica femminista, ma all’epoca non usavano questo termine. Alcune donne del BPP scelsero di non usare quel termine, altre invece lo fecero già allora, altre ancora lo hanno fatto più tardi. Le situazioni erano molto diversificate all’interno dell’organizzazione.

AF: Sono d’accordo con quanto detto da Mary Phillips. Anche io ho scoperto che molte donne del BPP “operavano” come femministe, ma non adottavano il termine o l’etichetta per definirsi. Ciò è dovuto principalmente al fatto che ritenevano che i membri del movimento di liberazione delle donne avessero ragione nella loro critica al patriarcato, ma non offrivano una comprensione sufficientemente precisa di come il sessismo si intersecasse con il razzismo e l’oppressione di classe che le donne nere affrontavano. Di conseguenza, alcune di queste donne adottarono il Black Power Feminism, cioè un termine – per come lo uso io – che proviene dallo storico Stephen Ward nella sua valutazione della Third World Women’s Alliance7 (TWWA). Uso questo termine per spiegare il modo in cui alcune attiviste nere erano coinvolte nei principi centrali del Black Power – pattugliamento comunitario, autodifesa e autodeterminazione – ma interessate a usare questi principi per far avanzare l’uguaglianza di genere e i diritti delle donne nere. Ad esempio, un’attivista poteva credere nell’ideale dell’autodeterminazione. Tuttavia, poteva interpretarlo e viverlo come il diritto di determinare cosa accade al proprio corpo o come diritti riproduttivi. Questo è uno dei modi in cui le attiviste del Black Power espressero il loro impegno e il loro radicamento nei principi del Black Power, e, allo stesso tempo, utilizzavano questi principi in modo da sostenere l’avanzamento delle donne nere e di altre donne di minoranze.

Il BPP come lavorava con altre forze del movimento di liberazione delle donne e con i gruppi femministi neri?

MP: Ci fu un lavoro di coalizione tra le Pantere Nere e i gruppi di donne e organizzazioni femministe su una pletora di questioni, tra cui la condizione delle prigioniere e dei prigionieri politici. La TWWA e il BPP formarono una coalizione contro la mortalità infantile all’Highland Hospital di Oakland, in California: alle donne nere incinte venivano negate cure mediche adeguate, così le Pantere Nere si unirono alla TWWA e spinsero gli amministratori e il personale dell’ospedale a cambiare le loro pratiche negligenti. Le Pantere Nere erano ben consapevoli di dover creare coalizioni per avanzare nel loro lavoro. Se si guarda al giornale del BPP, si trovano interviste a organizzazioni femministe nere durante il movimento delle donne. Non si sottraevano alla costruzione di coalizioni, esse erano un elemento fondamentale durante tutta la storia delle Pantere Nere.

AF: Molte di queste coalizioni avvennero a livello locale. Un esempio è il lavoro svolto nella Bay Area per ridurre il tasso di mortalità infantile. In altri momenti le Pantere Nere collaborarono con gruppi di liberazione delle donne o femministe nere per sostenere singole donne ingiustamente incarcerate o discriminate. Inoltre, ogni anno il BPP sosteneva i gruppi femministi e partecipava alle manifestazioni locali e nazionali per la Giornata internazionale della donna. Attraverso tutte queste attività, le Pantere Nere sostennero la lotta per l’uguaglianza tra donne e uomini, alzarono le loro bandiere in nome delle rivendicazioni delle donne nere e misero il loro potere organizzativo al servizio dei gruppi che sposavano la politica femminista.

Potete parlare delle dichiarazioni pubbliche di Huey Newton, Eldridge Cleaver e Bobby Seale a sostegno dei movimenti di liberazione delle donne e dei gay e dell’uguaglianza delle donne nel partito? Cosa ha portato a queste dichiarazioni e quale impatto hanno avuto?

AF: Sulle questioni centrali, il partito ha sempre sviluppato e modificato le proprie posizioni, soprattutto quando si trattava di mettere in pratica le idee. Nel 1970, quando la leadership maschile si schierò a favore dei diritti delle donne e degli omosessuali, molti di loro avevano trascorso lunghi periodi dietro le sbarre o in esilio. In quel periodo, le donne erano alla guida del partito. Inoltre, diverse donne erano state incarcerate con false accuse. Di conseguenza, si resero conto che non potevano continuare a sostenere l’idea che solo gli uomini potessero guidare l’organizzazione o la comunità o che le donne fossero meno rivoluzionarie degli uomini. Questa consapevolezza contribuì a far scaturire le dichiarazioni dei leader maschi. Inoltre, le Pantere Nere dovevano rimanere all’avanguardia della lotta di liberazione e questo significava allineare il partito alle tendenze più ampie del movimento. Sospetto che Newton, Seale e altri credessero già nell’uguaglianza di genere, tuttavia sposare formalmente questa posizione aiutò il BPP a continuare a far parte di una coalizione di movimento di sinistra.

MP: La lettera aperta di Huey a sostegno del movimento di liberazione gay e delle donne è uno dei suoi pezzi che preferisco, perché è un momento in cui è così vulnerabile e onesto. Richiama l’attenzione su questi temi in quella lettera pubblica, parlando dell’omofobia e del movimento femminista, e lo fa senza peli sulla lingua. Sfidava i suoi lettori a pensare in modo critico. La sua teoria e la sua pratica non sempre coincidevano, ma quella lettera aperta ha attirato l’attenzione all’interno dell’organizzazione. Eldridge Cleaver parlò di Ericka Huggins quando questa venne incarcerata e disse che lo aveva aiutato a comprendere meglio i modi in cui le donne erano colpite dalla violenza del CoIntelPro. Anche Bobby Seale, in uno dei suoi libri, parla di come le donne sono in grado di mirare e sparare con più precisione di alcuni uomini. Quando si esaminano le biografie scritte da alcune delle figure maschili nazionali del BPP, si trovano questo tipo di dichiarazioni in cui si attribuisce alle donne il merito del loro geniale lavoro.

Con la recente esplosione del movimento #MeToo (slogan originariamente coniata dall’attivista nera Tarana Burke), c’è stata una rinnovata attenzione alla sfida del sessismo all’interno degli spazi di compagni. Che tipo di lezioni possiamo imparare dall’esperienza delle donne nel BPP?

MP: La loro instancabile dedizione al lavoro quotidiano. Le Pantere Nere hanno lasciato un’impronta. Possiamo imparare dai loro difetti e dalle loro vittorie. Oggi il lavoro non è necessariamente lo stesso, ma i problemi e i bisogni sono certamente gli stessi. Dobbiamo studiare le donne nere combattenti per la libertà, le loro teorie e la loro prassi politica. Le Pantere Nere erano voraci lettrici, quindi studiare il modo in cui agivano politicamente ci aiuta a capire il nostro ruolo nel portare avanti la loro eredità.

AF: Le donne del BPP sono un ottimo esempio di come sfidare il sessismo del movimento dall’interno degli spazi organizzati. Avevano un approccio su due fronti. Combattevano contro il sessismo sia pubblicamente che privatamente. Questo includeva la pubblicazione di critiche all’organizzazione sul proprio giornale, The Black Panther. Sfidavano il sessismo anche a livello ideologico. Studiavano la teoria e i principi del gruppo, li applicarono alla propria vita e poi chiesero che le loro controparti maschili fossero all’altezza di questi ideali, applicandoli alle donne come agli uomini. Queste strategie ebbero un successo variabile. Ma offrono idee su come proseguire al giorno d’oggi.

RS: Le donne nere di quell’epoca lottavano con forza contro il razzismo nel movimento delle donne e contro il sessismo nel movimento del Black Power. La loro forza, la loro sopravvivenza e il loro profondo senso di pragmatismo politico rivelano la profondità dell’impegno politico. Mentre la natura corrosiva del sessismo del movimento nero viene ampiamente criticata, la natura corrosiva del razzismo e della supremazia bianca nel movimento delle donne necessita dello stesso tipo di esame minuzioso e critico, perché le attiviste oggi affrontano le stesse lotte.

Costruire ponti tra i luoghi di lotta in cui le donne nere svolgono il lavoro politico è un elemento chiave. Le organizzazioni contro la violenza poliziesca includono sempre più spesso la violenza dei partner nelle relazioni intime (Black Women’s Blueprint) insieme alla violenza di Stato quando considerano le costrizioni sulle donne nere di vivere una vita pienamente realizzata. La supremazia maschile e il sessismo vengono discussi con forza non come qualcosa da “superare”, ma come ideologie continuamente riprodotte che devono essere continuamente e attivamente smantellate.

Qual era l’atteggiamento del BPP nei confronti delle questioni legate alla riproduzione (aborto, controllo delle nascite, famiglia nucleare) e come e perché si è evoluto nel tempo?

MP: Con il progredire del movimento femminista si è assistito all’evoluzione di questi dibattiti sul giornale delle Pantere Nere. All’inizio della storia del BPP la retorica era quella dei “bambini per la rivoluzione”. Con l’emergere del movimento per i diritti delle donne c’è stato un cambiamento: sempre più spesso il BPP sosteneva i diritti delle donne al proprio corpo, all’aborto e alla genitorialità programmata.

AF: Come la loro gender politics, anche quella dei diritti riproduttivi si è evoluta nel tempo all’interno del BPP. All’inizio sosteneva una posizione più conservatrice che inquadrava gli uomini neri come capi della famiglia e della comunità e che sosteneva che il controllo delle nascite e l’aborto fossero strumenti dello Stato progettati per sterminare le comunità nere. Tuttavia, man mano che l’organizzazione progrediva, aderirono un maggior numero di donne che lavoravano nel contesto dei movimenti per i diritti riproduttivi e delle donne, e la posizione del partito cambiò. All’inizio degli anni ’70, se si esamina la corrispondenza delle Pantere Nere e altri scritti, si nota che i membri erano diventati più favorevoli ai diritti riproduttivi delle donne e all’accesso al controllo delle nascite.

Si vede anche che iniziarono a ripensare a come sostenere le donne nere in termini di assistenza all’infanzia collettiva. È una di quelle cose che si sono decisamente spostate a sinistra man mano che il partito progrediva. E sono sicuro che ciò sia avvenuto in parte a causa delle reali esigenze di organizzazione, ma anche perché era in linea con la loro politica.

Il BPP si considerava parte di un movimento internazionale contro l’imperialismo e si ispirava alle lotte di liberazione delle nazioni oppresse di tutto il mondo. Un punto di riferimento per le donne del BPP erano le combattenti in Vietnam che lottavano fianco a fianco con gli uomini. Che impatto ha avuto questa componente internazionale sulle discussioni di genere all’interno del partito?

MP: Il partito guardava a queste donne come esempi del tipo di lavoro che volevano modellare nell’organizzazione. Le Pantere Nere studiavano le lotte internazionali e guardavano ai leader chiave di questi movimenti per sviluppare la prassi del partito. Il BPP aveva sezioni internazionali e si occupava di questioni globali.

AF: Le donne che lottavano nei movimenti di liberazione nazionale in tutto il mondo permisero alle donne del BPP di spingere i loro omologhi maschili a sostenere i loro ideali rivoluzionari e ad applicarli in modo ampio. Molti uomini del BPP mitizzavano questi movimenti internazionali e invitavano i neri statunitensi a emularli. Le donne del BPP notarono che un elemento chiave di questi movimenti era che le donne erano considerate uguali agli uomini e coinvolte in tutti gli aspetti della lotta. Nei loro scritti e nei loro dibattiti, le donne del BPP sottolineano questo punto e lo usano come prova della necessità per le donne del partito di assumere un ruolo più attivo. In molti casi gli uomini si trovavano d’accordo con la loro valutazione e modificavano la loro concezione dei ruoli di genere.

RS: La stessa cosa si può notare oggi: le attiviste stanno sviluppando un linguaggio comune sulle radici strutturali dell’oppressione nel sistema capitalistico e nell’impero. Come le Pantere Nere ispirate dalle donne vietnamite, le attiviste contemporanee si ispirano alle donne della Palestina occupata, dell’Africa e dei Caraibi e dalle comunità indigene di tutto il mondo in una prospettiva anticoloniale.

Molti dimenticano che il BPP si considerava socialista. In che modo queste politiche hanno influenzato la loro comprensione dell’intersezione tra oppressione di classe, razza e genere?

MP: Ha plasmato il lavoro del BPP. Si impegnarono in un’analisi di classe volta all’interesse di tutte le persone. Criticavano le analisi borghesi che non si orientavano all’interesse del popolo. Credevano nei diritti umani fondamentali, nel servire il popolo, anima e corpo. Credevano che tutti avessero il diritto di vivere e prosperare. La prassi del BPP era che tutti hanno diritto alla libertà e all’uguaglianza.

AF: C’è un grande dibattito tra un gruppo di donne delle Pantere Nere che fu trascritta nel giornale del partito che penso racchiuda questo punto. Nel dibattito le donne spiegano che, man mano che i membri del BPP diventavano più consapevoli del funzionamento interno del capitalismo e dell’imperialismo, iniziavano a capire meglio come le dinamiche di classe influenzano i ruoli di genere. Si resero conto che i ruoli di genere tradizionali non solo limitavano la loro capacità di servire efficacemente le comunità, ma alimentavano anche le idee capitalistiche sulla famiglia, sul consumismo e sulla razza.

Dopo essere giunte a questa conclusione, si sono rese conto che non potevano organizzarsi contro l’oppressione economica senza riconoscere i modi in cui questa colpiva specificamente le donne nere. O, come dicono nell’intervista, che in una rivoluzione socialista l’emancipazione delle donne è primaria. Ora, certamente si fecero ispirare da altre discussioni sul socialismo e sull’imperialismo dell’epoca. Ma uno dei punti chiave è che le Pantere Nere, e in particolare le donne del BPP, stavano davvero cercando di incorporare le critiche di genere nella loro comprensione del capitalismo, dell’imperialismo e del razzismo nella società statunitense.


  1. Ndt: La Marcia su Washington del 28 agosto 1963 è stata una grande manifestazione politica a sostegno dei diritti civili e sociali delle persone nere. In quest’occasione, il leader Luther King Jr. pronunciò il suo storico discorso I have a dream, invocando la fine del razzismo e la pace tra bianchi e neri. ↩︎
  2.  Ndt: Daniel Patrick Moynihan è stato un politico e sociologo statunitense. Come membro del Partito Democratico è stato Senatore; più tardi divenne consigliere del presidente repubblicano degli Stati Uniti Richard Nixon. Nel 1965 pubblicò il controverso Rapporto Moynihan del titolo The Negro Family. The Case for National Action, in cui le donne nere, “mascoline e sessualmente indisciplinate”, vengono indicate come la causa di un “intrico patologico” che mette in questione la famiglia, la sue figure di autorità e la sua funzione sociale. Il rapporto è stato utilizzato per abolire i sussidi in favore delle famiglie con figli a carico, di cui le donne nere erano le maggiori e dirette beneficiarie. In riguardo a questo rapporto, bell hooks evidenza la funzione del “sessismo razzista” nella trasformazione del capitalismo. ↩︎
  3. Ndt: Il Counter Intelligence Program (CoIntelPro) fu uno dei fattori più importanti nel produrre la crisi del movimento nero attraverso una serie di azioni clandestine e illegali portate avanti dalla metà degli anni ‘50 fino agli inizi degli anni ‘70, in particolare dall’FBI, allo scopo di sorvegliare, infiltrare, screditare e distruggere le organizzazioni politiche statunitensi che venivano definite “sovversive”. Contro il movimento venivano applicati tre principi: “neutralizzare” i leader, soprattutto quelli che godevano di maggior seguito, in grado di unificare intorno a un programma le comunità; esasperare e portare al limite di rottura le differenze e le rivalità fra le organizzazioni, e fra gli individui al loro interno; fare terra bruciata intorno ai gruppi politici, eliminando ogni forma di sostegno e solidarietà, da qualsiasi parte venissero. ↩︎
  4. Ndt: Gli Young Lords sono stati un’organizzazione politica impegnata nella lotta dei diritti civili dal 1968 al 1976. Il gruppo organizzava in primis le comunità portoricane e latinas in generale. Ideologicamente erano attribuibili al terzomondismo. Il lavoro politico-sociale degli Young Lords era simile a quello del BPP e includeva l’educazione politica rivolta alle masse, inchieste e mobilitazioni porta a porta, i programmi comunitari e occupazioni degli spazi pubblici. Anche loro diventarono bersaglio del programma CoIntelPro dell’FBI (vedi nota 3). ↩︎
  5.  Ndt: L’American Indian Movement è stata un’organizzazione politico-sociale dei nativi americani, fondata nel 1968 a Minneapolis, Minnesota. L’AIM è stato inizialmente fondato per salvaguardare la sovranità dei loro popoli, ma la violenza poliziesca e il razzismo dilagante che li hanno costretti ad abbandonare i loro territori e la loro cultura ha portato a una radicalizzazione, delle posizioni e dei modi di azione, del movimento e a una sempre più stretta collaborazione con altre organizzazioni antirazziste come il BPP. ↩︎
  6. Ndt: Gli Students for a Democratic Society – SDS – è stato un movimento studentesco statunitense che nel Paese ha costituito la punta più avanzata della New Left internazionale. Cresciuto rapidamente durante tutti gli anni Sessanta, si sciolse nel suo ultimo congresso del 1969. ↩︎
  7. Ndt: La Third World Women’s Alliance (TWWA) è stata un’organizzazione socialista rivoluzionaria di donne nere  attiva negli Stati Uniti dal 1968 al 1980. Il suo obiettivo era porre fine al capitalismo, al razzismo, all’imperialismo e al sessismo ed è stato uno dei primi gruppi a sostenere un approccio intersezionale all’oppressione femminile. I membri della TWWA sostenevano che le donne nere si trovavano ad affrontare una “tripla minaccia” di oppressione: quella di razza, di genere e di classe. ↩︎

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